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Carcano Mod. 91, lo storico fucile italiano

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view post Posted on 22/9/2011, 23:48
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Il fucile Carcano Mod. 91, fuori d'Italia anche conosciuto come Mannlicher-Carcano-Parravicino, è un fucile ad otturatore girevole-scorrevole adottato dal Regio Esercito nel 1891 ed è stato l'arma d'ordinanza dell'esercito italiano per più di mezzo secolo, dal 1896 al 1945; esso sostituì il vecchio Vetterli-Vitali modello 1870/1887 e adottava il nuovo piccolo calibro di 6,5 × 52 mm Carcano. Il fucile fu sviluppato da Salvatore Carcano delle fabbrica d’armi di Torino con la collaborazione del generale Parravicino dell’arsenale di Terni e adotta il sistema di caricamento Mannlicher. Il Mod. 91 venne prodotto sia nella versione lunga che carabina e servì nella Guerra d'Abissinia, nella Prima guerra mondiale e nella Seconda guerra mondiale, oltre che in vari conflitti coloniali.

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Storia
A seguito della scoperta da parte di Paul Marie Eugène Vieille nel 1884 della polvere infume, attraverso la gelatinizzazione della nitroglicerina con una miscela di etere ed alcool, si rese disponibile la possibilità di progettare fucili di calibro minore a quelli fino ad allora adottati. Il Regio Esercito aveva in dotazione i fucili Vetterli-Vitali di grosso calibro 10,35 mm, con munizioni a polvere nera, di buona qualità, ma resi obsoleti da questa nuova scoperta.

Le opzioni erano tra un sistema ad otturatore girevole-scorrevole stile Mauser oppure uno scorrevole stile Mannlicher. Inoltre il fucile tedesco, in seguito ai Francesi, adottò nel 1888 un calibro da 8 x 57 mm, che sembrò all'inizio una scelta ragionevole, ma, a seguito di alcuni esperimenti, si decise di adottare un calibro ancora inferiore, da 6,5 mm Carcano, che avrebbe permesso, tra l'altro, alle truppe di trasportare con facilità un maggior quantitativo di munizioni. Questa questione era all'ordine del giorno per gli sviluppi delle guerre coloniali, in cui frequentemente le truppe europee rimanevano a corto di proiettili, in aree "selvagge" dove erano pochissime le vie di comunicazioni. Anche quando non si era a rischio di rimanere senza proiettili in battaglia si doveva trascurare completamente l'addestramento al tiro non appena si abbandonava la linea di costa o le poche zone servite da ferrovie. Proprio in quel decennio la disfatta di Adua dimostrò quanto questo ragionamento fosse corretto. Inizialmente si adottò per le munizioni un propellente alla balistite (un composto molto simile a quello adottato più tardi nel 1901 in Gran Bretagna, la cordite), ma poiché diede problemi di eccessiva erosione e di stabilità a temperature estreme, si passò nel 1895 alla solenite. Sia cordite che solenite erano propellenti pensati anche per un impiego coloniale, a differenza dei propellenti tedeschi, austro-ungarici, americani e russi, in sé più potenti e funzionali, ma instabili in climi caldi e umidi.

Questa scelta indusse la Commissione incaricata di studiare un nuovo fucile ad affidare la progettazione e la produzione dello stesso alle fabbriche d'armi dello Stato, in quanto per un calibro così piccolo non c'era disponibilità nel mercato internazionale.
Inoltre si notò che nella canna, sottoposta ai forti attriti dei proiettili col nuovo propellente, si tendeva ad usurare la rigatura, ed inoltre, i proiettili perdevano a volte la camiciatura. Si decise, quindi, di adottare, per la prima volta al mondo, il sistema (coperto da segreto militare) della rigatura progressiva, cioè di una rigatura elicoidale che riduceva il passo tra culatta e vivo di volata

La paternità della progettazione della canna è attribuita al segretario della Commissione maggiore Pietro Galelli, anche se fonti giornalistiche l'attribuirono al generale Vincenzo Muricchio.

Fucile Mod. 91
La gara, indetta tra le fabbriche d'armi nazionali, vide vincitore il modello presentato da Salvatore Carcano, molto simile a quello adottato dalla Mauser ma semplificato, mentre per il sistema di caricamento la spuntò quello Mannlicher a pacchetto del Fucile Mod. 1888 ("di commissione") tedesco.
Il 29 marzo 1892 il Regno d'Italia adottava ufficialmente il Fucile Modello 91 come arma di fanteria in sostituzione del Vetterli-Vitali.

L'arma era dotata di una mira fissa a 300 m e di un alzo regolabile da 450 a 2000 m. L'attacco della sciabola baionetta era situato sotto il canale di pulizia. Il caricatore era di tipo "en bloc", cioè faceva parte dell'arma e non poteva essere estratto. Le cartucce venivano tenute insieme ed inserite nel serbatoio tramite un "pacchetto-caricatore" della capacità di sei colpi. Il pacchetto-caricatore cadeva automaticamente dall'apertura inferiore del serbatoio quando veniva camerata l'ultima munizione. Inoltre il pacchetto-caricatore era simmetrico, a differenza degli originali Mannlicher, e non aveva un verso di inserimento.

Moschetto Mod. 91 e Mod. 91 TS
L'arma era troppo lunga per l'uso nella cavalleria e per i bersaglieri, tanto che veniva ancora utilizzato il Vetterli nei modelli specifici. Nel 1893 venne dunque progettato un nuovo modello decisamente più corto e leggero (910 mm e 3,16 kg), chiamato ufficialmente Moschetto Mod. 91 o anche Moschetto per cavalleria Mod. 91. Il moschetto presentava inoltre un alzo differente, era (all'inizio) privo di copricanna ed aveva una baionetta, a sezione triangolare e ripiegabile, incorporata sotto la canna.

Per i genieri e gli artiglieri venne adottato un ulteriore modello, chiamato Moschetto Mod. 91 per truppe speciali, anche chiamato Moschetto Mod.91 TS. Nonostante fosse simile in lunghezza e peso a quello per cavalleria, non era dotato di baionetta incorporata e il suo aspetto era più simile a quella del fucile Mod. 91.

moschetto mod.91
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moschetto mod. 91 TS
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Dopo la Grande Guerra: Moschetto Mod. 91/24 e 91/28
Dopo la Grande Guerra, rimanevano in arsenale un gran numero di Mod. 91 in cattive condizioni, soprattutto con la canna particolarmente usurata. La parte della culatta della canna (posteriore), data l'adozione del passo progressivo nella rigatura, invece era in buone condizioni. Si decise quindi di convertire parte dei Fucili Mod. 91 in moschetti, visto inoltre che la produzione dei Mod. 91 TS si era bloccata nel 1919. Tale arma prese il nome di Moschetto Mod. 91/24 e presentava della forti analogie con il Moschetto Mod. 91 TS. L'alzo fu ricavato da quello del Fucile Mod. 91, riducendone la gittata, mentre ne furono realizzati tre modelli con differenti attacchi della cinghia. La condizione economica attraversata dall'Italia non era certo felice, per cui si cercò di riutilizzare tutte le parti possibili dei vecchi Mod. 91, senza gettare via nulla, arrivando a eseguire particolari riparazioni.

mod. 91/24
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Nel 1928 riprese la produzione di un moschetto per truppe speciali, chiamato Moschetto Mod. 91/28. L'arma era praticamente identica al 91/24, a parte il dispositivo di mira. Venne inoltre realizzato uno speciale tromboncino per il lancio di granate: una canna supplementare liscia veniva agganciata sul lato destro del moschetto ed utilizzava lo stesso otturatore (opportunamente smontato e passato sul tromboncino). Tale tromboncino aveva un sistema di alzo dedicato e poteva lanciare granate fino alla distanza massima di 200 m. Il tromboncino non diede i risultati sperati, fu quindi eliminato e non sostituito da sistemi più moderni, a differenza di quanto avveniva in quegli stessi anni in Francia e in altre nazioni straniere.

Fucile Mod. 91/38, Moschetto Mod. 91/38 e Moschetto Mod. 91/38 TS
Nella prima guerra mondiale, le munizioni 6,5x52 mm si erano dimostrate fin troppo penetranti e, se non colpivano parti letali, non riuscivano a procurare nel nemico ferite eccessivamente invalidanti. Inoltre, gli arsenali erano ancora pieni di vecchi Fucili Mod. 91 con la canna usurata. Nel 1938 si arrivò all'adozione di nuove munizioni 7,35x51 mm a nitrocellulosa pura, che assolvevano al compito, e fu inoltre progettato un fucile che utilizzasse il nuovo calibro e potesse recuperare anche le scorte esistenti. Questo nuovo progetto prese il nome di Fucile Mod. 91/38, un'arma sensibilmente più corta dell'originale Mod. 91 (1020 mm), con rigatura a passo costante, otturatore con manubrio piegato, alzo fisso a 300 m e un pugnale baionetta pieghevole e staccabile. Insieme al fucile, vennero modificati anche i moschetti, portando ai Moschetto Mod. 91/38 e Moschetto Mod. 91/38 per truppe speciali, ricalibrati entrambi a 7,35 mm e a rigatura a passo fisso. Questi moschetti erano molto simili ai Mod. 91, tranne per l'alzo, fisso a 200 m, e per altri particolari.

mod. 91/38 corto
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mod. 91/38 cavalleria
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mod. 91/38 TS
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Fucili e moschetti Mod. 91/38 calibro 6,5 mm
Nel 1940 l'Italia entra in guerra e per problemi di tempistica, di logistica e di reperibilità delle nuove munizioni da 7,35 mm si ritorna al classico calibro da 6,5 mm. I Mod. 91/38 modificati a 7,35 mm vengono ritirati e successivamente forniti come aiuti militari alla Finlandia, che nel frattempo era stata attaccata dall'Unione Sovietica.
In alcuni testi i fucili e moschetti ricamerati 7,35 mm vengono indicati semplicemente come Mod. 38, mentre per quelli calibro 6,5 mm si parla di 91/38.

Il Carcano in Giappone
Tra i fucili impiegati dai Giapponesi nel corso della Seconda guerra mondiale vi fu anche il cosiddetto Tipo I, derivato dai Modello 91 in dotazione alle truppe italiane; non sono chiari i motivi che spinsero il Giappone ad effettuare questa commessa relativamente piccola (50/60.000 pezzi, costruiti dalla Beretta e forse anche da un'altra ditta) che implicava notevoli problemi di trasporto e complicazioni logistiche non trascurabili. Non esistendo documenti esplicativi in merito, probabilmente questa vicenda è destinata a rimanere avvolta nel mistero. La maggior parte dei Tipo I furono catturati dagli americani nelle Filippine.

Curiosità
Uno degli episodi più importanti riguardante quest'arma è l’assassinio di J.F. Kennedy, avvenuto il 22 novembre 1963 a Dallas nel Texas: la versione ufficiale recita, infatti, che Lee Harvey Oswald avrebbe ucciso il presidente degli Stati Uniti con un fucile Mod. 91/38 dotato di ottica civile giapponese 4×18. Questa curiosità è stata citata nella finzione filmica Full Metal Jacket di Stanley Kubrick durante un discorso del Sergente Istruttore Hartman ai cadetti in cui elogiava l'abilità di Lee Harvey Oswald nell'utilizzo di un'arma tanto antiquata, derivante dal suo addestramento nel Corpo dei Marines, a confronto coi moderni M16 da poco adottati dalle forze armate statunitensi.

Caratteristiche generali
Calibro 6.5 mm Carcano
Meccanismo di ripetizione Bolt action
Lunghezza totale 128,5 cm.
Lunghezza canna 78 cm.
Rigature canna 4, andamento destrorso, passo progressivo
Caricatore interno, 6 colpi, caricamento con piastrina
Mira posteriore da battaglia tarato a 300 m., regolabile da 450 a 2.000 m.
Peso 3,8 Kg.

mod. 91/41
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Moschetto mod. 91 TS per squadrone RR.CC. Guardie del Re
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Caratteristiche dei vari modelli
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EQUALIZER(IT)
view post Posted on 15/12/2011, 01:39




ipb-italian-carcano
L'immagine è del moschetto da cavalleria 91/38 ma la meccanica è comune ( con piccole differenze ) a tutti i modelli.
 
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view post Posted on 15/12/2011, 18:27
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è vero si nota dalla baionetta pieghevole... come struttura non sembra complicato
 
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luchs
view post Posted on 16/4/2014, 18:26




21i7
scatola per tre pacchetti caricatori del 91 ..

6u1ex
contenente 3 pacchetti caricatori onguno con sei cartucce ordinarie calibro 6,5x52 carcano.
prodtte presso il pirotecnico di bologna nel gennaio 1944
 
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3 replies since 22/9/2011, 23:48   2851 views
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